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APICULTURA: LA SCIENZA DEL MIELE

20/10/2020

La storia del miele

Nelle Grotte del Ragno, a Valencia, troviamo la più antica raffigurazione dell’uomo con le api risalente al periodo mesolitico. Trascorreranno secoli prima di trovare riferimenti ad api, miele e cera, ma è assai significativo un fatto: sui più antichi documenti scritti conosciuti, le tavolette d’argilla della civiltà mesopotamica, che datano a partire dal 2700 a.C., vi sono passi che descrivono il miele come medicina e basti questo per comprenderne l’importanza. Nel corso del tempo il miele è stato accettato come uno degli alimenti più preziosi accessibili in natura all’uomo.

APICULTURA: LA SCIENZA DEL MIELE

L’apicoltura razionale ha avuto inizio quando l’uomo, per avere miele in abbondanza, decise di allevare le api all’interno di contenitori. Nel corso dei secoli vi è stata una lenta evoluzione delle tecniche apistiche: dalle arnie, costituite da un solo contenitore a favi fissi, ad arnie a favi fissi ma con due corpi e, infine, arnie a telai mobili ancora oggi in uso. Un miglioramento delle tecniche apistiche si è avuto quando si è deciso di ampliare l’arnia sovrapponendovi un melario dove le api potevano immagazzinare miele, e l’apicoltore poteva raccoglierlo senza distruggere il nido di covata. L’invenzione dell’arnia a telai mobili ha segnato l’evoluzione dell’apicoltura. Nasce così la moderna apicoltura di cui andremo a illustrare, passo dopo passo, come iniziarla.

APICULTURA: LA SCIENZA DEL MIELE

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Come approcciarsi all’apicoltura

Per prima cosa, può sembrare banale, ma le nozioni teoriche e pratiche da sapere sono molte. Quindi, prima di partire, è consigliato seguire un corso e documentarsi sull’argomento.

La scelta del terreno e la posizione dove mettere le arnie sono fondamentali; per esempio è vivamente sconsigliato ubicarle vicino a pescheti, meleti o altri alberi da frutto coltivati con agricoltura industriale. Le api infatti sono insetti estremamente delicati che temono agenti inquinanti e soprattutto i pesticidi utilizzati in maniera massiccia nell’agricoltura tradizionale.

Sono da preferire quindi zone non umide e non ventose, dove c’è una fioritura a scalare (acacia, castagno, ecc.) in modo che le api abbiano cibo per tutto l’anno.

APICULTURA: LA SCIENZA DEL MIELE

É inoltre sconsigliato posizionare le arnie in zone vicino a strade o abitazioni e ricordarsi che l’acqua è fondamentale tanto per le piante così come le api.  

In Italia le principali piante mellifere (piante che producono il cibo per le api) sono: l’acacia, la borragine, il castagno, l’edera, la facelia e il rosmarino.

Una volta che queste decisioni preliminari sono state prese mancano solo le api che, in Italia, nella maggior parte dei casi, sono commercializzate su telai o in pacchi (contenitore con ape regina). In alternativa, è possibile prelevare sciami fuoriusciti da altri alveari.

Ma le api come fanno a produrre il miele?

Il primo aspetto da considerare riguarda le materie prime che vengono raccolte ed elaborate dalle api.

Il nettare è sicuramente la più famosa fonte di nutrimento per le api, anche se non è l’unica. Altra importante materia prima da cui le api poi ricavano il miele è la melata, sostanza zuccherina secreta da particolari insetti parassiti delle piante ed elaborata a partire dalla linfa delle piante stesse.

Individuate le materie prime di partenza, bisogna poi capire chi si occupa della loro raccolta. Questo compito è affidato alle api bottinatrici, così chiamate per via del prezioso “bottino” che recuperano per il sostentamento di tutto l’alveare.

APICULTURA: LA SCIENZA DEL MIELE

Per poter ottenere il miele, senza danneggiare le sue api, l’apicoltore aggiunge sopra alle arnie dei melari, debitamente separati dal nido tramite un “escludi regina”, che impedisce alla regina di salire al melario e deporre le uova. Così nel melario le api potranno solo depositare il miele che non trova spazio nell’arnia e l’apicoltore potrà prenderlo (smielare). Il momento giusto per farlo è, generalmente quando 2/3 dei favi sono opercolati su entrambi i lati, vale a dire quando le cellette colme di miele sono coperte da uno strato di cera che le va a sigillare.

Un’altra tecnica per calcolare il giusto momento per prelevare i melari è quello di attendere qualche giorno dopo la fine del flusso nettarifero. In alternativa, si può tenere sotto controllo il peso dell’alveare. Quando si raggiunge il peso massimo stimato, si procede con la rimozione.

Una volta prelevati i melari, devono essere trasportati in sala smielatura. Affinché il miele artigianale sia pronto, viene lasciato nel decantatore per un periodo variabile che va da qualche giorno ad alcune settimane. Terminato il periodo di decantazione, si procede all’invasamento.

Fonti: apiterapia – Agraria.org – Mondoape – 3bee

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