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ALLA SCOPERTA DI BRACHETTO D’ACQUI

06/06/2019

Brachetto: la leggenda

Come tutti i veri protagonisti anche la storia del Brachetto è intrisa di leggenda e fascino. Una delle più suggestive racconta che al “VINUM ACQUENSE” si attribuissero mirabolanti virtù afrodisiache! E’ credenza comune che all’epoca dell’Impero Romano, Giulio Cesare prima e Marco Antonio poi facessero precedere il loro arrivo in Egitto alla corte della bella Cleopatra da otri di “vinum acquense”, apprezzatissimo dalla Regina per risvegliare gli ardori dei suoi leggendari amanti. Un filo diretto che si snoda attraverso storia, territorio e comuni caratteristiche, sembrerebbe legare il “VINUM ACQUENSE” all’attuale Brachetto, che può fregiarsi di diritto del titolo di Suo discendente, in quanto a quel tempo già presente ad Acqui Terme e nel suo circondario.

Brachetto
Brachetto

La storia del Brachetto

In età moderna, nel 1817, il naturalista Gallesio lo definisce “VINO CELEBRE” classificandolo vino da dessert che risultava alcolico e poco colorato, che invecchiando assumeva il sapore del Porto o del vino Xeres e riferisce che il Brachetto, dolce o spumante, era conosciuto e commercializzato con successo nei mercati dell’America Meridionale: da ciò si può dedurre che la produzione in quel periodo doveva essere di entità tutt’altro che trascurabile.

La prima definizione ufficiale è del 1922 a firma di Garino Canina, che ne fu il vero classificatore scientifico:

“ …. Tra i vini di lusso il Brachetto appartiene alla categoria dei vini rossi dolci ed aromatici: è infatti un vino con profumo speciale, moderatamente alcolico e zuccherino, non molto colorito che per lo più si consuma spumeggiante o spumante …”

Intorno agli anni 50, dalle colline del sud Piemonte dove la produzione continuava in piccole nicchie di stimatori, un produttore rispettoso della tradizione ma lungimirante quale Arturo Bersano, mise a punto un Brachetto spumante elaborato in autoclave con metodo charmat. Da allora il Brachetto ha continuato il suo percorso di protagonista tra i grandi vini aromatici, tra i quali si distingue per le proprie particolarità e apprezzamento degli intenditori più raffinati.

Brachetto
Brachetto

Il Brachetto d’Acqui DOCG

Esistono tre tipologie di Brachetto d’Acqui, ovvero il vino rosso (così detto “tappo raso”), lo spumante, il passito; il riconoscimento ufficiale è avvenuto nel 1996 grazie al Consorzio di tutela, anno nel quale venne assegnato a questa produzione il prestigioso riconoscimento di qualità DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). La DOCG ha definito con maggiore precisione anche dal punto di vista legale e amministrativo le peculiarità di questo vino distinguendolo dalle altre produzioni.

La tecnologia di produzione attuata per la quasi totale produzione del Brachetto d’Acqui (eccetto alcune produzioni di nicchia ) è quella che viene comunemente definita metodo Charmat, o Martinotti” (inventato alla fine del Diciannovesimo secolo da Federico Martinotti, direttore per l’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti).

In questo processo la fermentazione avviene in un’autoclave pressurizzata e a temperatura controllata, per un periodo di 30 giorni, durante il quale gli zuccheri presenti vengono trasformati in alcol e anidride carbonica ad opera dei lieviti. Il prodotto della spumantizzazione viene quindi subito imbottigliato ed è pronto per essere consumato.

Caratteristiche organolettiche

Il Brachetto d’Acqui si presenta alla vista con un intenso colore rosso rubino o porpora, nel quale spiccano riflessi violacei, tendenti al rosato o al granato chiaro. Il profumo è delicato ed aromatico, e richiama ai sentori della frutta rossa e della rosa. Il Brachetto d’Acqui si distingue per la sua dolcezza e per il sapore elegante, delicato e morbido.

Nella tipologia spumante il perlage è fine e persistente. Il contenuto in alcool di entrambe le tipologie di Brachetto d’Acqui è relativamente contenuto; la gradazione alcolica finale minima è 11,5° (di cui almeno il 5% in alcool svolto). Per la versione “spumante”, invece, il titolo alcolometrico totale minimo è di 12° di volume (di cui almeno il 6% in alcool svolto).

Relativamente al “passito”, invece, il titolo alcolometrico totale minimo è di 16° di volume (di cui almeno il 11% in alcool svolto). Il Brachetto d’Acqui è un vino che non ama l’invecchiamento; per questo, il suo consumo non dovrebbe andare oltre i due anni dalla vinificazione.

Post in collaborazione con Brachetto D’Acqui

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